Si definisce Sindrome da immobilizzazione o da allettamento prolungato il complesso di segni e sintomi a carico dei vari organi e apparati, che si manifesta quando una persona, specie se anziana, è costretta all’immobilità (a letto o altro tipo di decubito obbligato) per un lungo periodo. Si verifica, in particolare, quando subentra una riduzione delle riserve funzionali e dei meccanismi di adattamento, anche in presenza di più patologie cronico degenerative.
Nell’anziano si verifica spesso a causa di una prolungata immobilizzazione a letto e, se non adeguatamente contrastata, può portare ad uno stato di disabilità ingravescente, fino ad arrivare alla morte. Di per se l’invecchiamento fisiologico si accompagna alla riduzione della funzionalità di vari organi importanti per il movimento: la riduzione della forza muscolare e il rallentamento dei riflessi.
Le principali cause d’immobilizzazione nell’anziano sono:
artriti, osteoartrosi, osteoporosi e fratture e le patologie a carico dell’apparato muscolo scheletrico;malattie neurologiche quali ictus, demenza in fase avanzata, morbo di Parkinson, neuropatie periferiche;quadro di scompenso cardiaco che provoca difficoltà di respirazione, infarti miocardici acuti, angine e tutte le altre patologie a carico dell’apparato cardiovascolare;malattie polmonari che provocano dispnea ingravescente;patologie a carico della struttura scheletrica dei piedi;alterazioni della vista con riduzione del visus;gravi stati di malnutrizione;patologie neoplastiche;stati febbrili;effetti collaterali di alcuni farmaci;situazioni psicologiche quali, la paura di cadere, la solitudine, la depressione, il lutto e l’isolamento sociale e l’indigenza;
Quali danni provoca?
I danni che può provocare sono molteplici e si riflettono, in maniera sistemica (da qui il termine Sindrome) in tutti, o in parte, gli apparati colpiti. A volte possono coesistere danni a carico di più organi. Ma vediamo nel dettaglio cosa può verificarsi:
riduzione della massa e della forza muscolare, contratture muscolari, predisposizione e aumento dell’osteoporosi, incapacità nel mantenere la stazione eretta e rischi di cadute aumentato, anchilosi a carico delle articolazioni;trombosi venosa profonda con rischio elevato di embolia polmonare;ipotensione ortostatica e capogiri;infezioni polmonari per il ristagno dei liquidi pleurici;stitichezza ostinata, formazione di fecalomi, fermentazione intestinale e incontinenza fecale;infezioni delle vie urinarie e incontinenza vescicale;rallentamento cognitivo e depressione;lesioni da pressione con conseguenti ulcere, che a loro volta possono essere facilitate anche dall’incontinenza e dalla ridotta capacità di movimento;
Come si previene?
Ai fini della prevenzione e del recupero della sindrome da immobilizzazione non sono necessari provvedimenti speciali, ma semplici regole di comportamento e di assistenza. Occorre evitare il prolungato riposo a letto, incoraggiando invece la precoce mobilizzazione, appena le condizioni lo consentano. Sollecitare dapprima alla postura seduta (allo scopo di ridurre i disturbi dell’equilibrio) e, successivamente, al movimento ed alla ripresa delle consuete attività. E’ fondamentale e importante stimolare la persona a muoversi ugualmente anche se non può scendere dal letto. Attivare programmi di mobilizzazione passiva. Favorire la posizione seduta per i problemi respiratori.
Per una prevenzione efficace della sindrome ipocinetica è determinante la motivazione non solo dell’ammalato, ma anche di chi lo circonda, senza la quale nessun successo potrà essere garantito. Rieducarlo agli orari, anche se non avverte lo stimolo, sia delle minzioni sia delle defecazioni anche se non è ancora in grado di alzarsi dal letto. Aiutarsi con padella e pappagallo. Fargli assumere una dieta varia e ricca di frutta, verdure (le scorie e le fibre) e latticini (ad es. yoghurt). Molto importante è stimolare a bere almeno un litro e mezzo di acqua oaltri liquidi al giorno. Per prevenire la comparsa di lesioni da decubito occorre osservare quotidianamente il malato ponendo particolare attenzione a:
Alimentazione e idratazione stimolandolo sia a mangiare sia a bere, magari con alimenti e bevande appetibili;Effettuare attente e accurate cure igieniche, ispezionare la cute e cambiare la biancheria qualora sia umida o bagnata;Mobilizzare la persona aiutandola a mettersi seduta in poltrona o stimolarla a modificare la propria postura nel letto. Mobilizzarla ogni 2 ore qualora non sia in grado di compiere alcun movimento;Aver cura della cute e delle mucose controllandone integrità, secchezza, screpola menti e arrossamenti. È utile l’impiego di sostanze emollienti e idratanti quando la cute è secca, e l’uso di pellicole protettive per proteggere i punti a maggior pressione.
Mai utilizzare sostanze a base alcolica ed effettuare frizioni che possono facilitare l’insorgenza delle piaghe.
Per contrastare gli effetti negativi dovuti alla pressione tra il piano del letto e le prominenze ossee, quando la persona è allettata, è necessario stabilire un programma di cambio di posizione ogni due ore, questo anche quando la persona è seduta in carrozzina. Va ricordata, nel cambio delle posture, la corretta successione delle 4 posizioni: posizione supina, fianco destro, posizione prona (se possibile e gradito dal paziente), fianco sinistro. Utilizzare ausili (come cuscini o schiume) per alleviare la pressione sulle prominenze ossee. Utilizzare un sistema di supporto dinamico (ad esempio materassi a pressione alternata) se il malato non è in grado di cambiare la sua posizione.
Il bagno o la doccia devono essere eseguiti tutti i giorni, evitando l’acqua troppo calda. Utilizzare prodotti idratanti ed emollienti per proteggere la cute, come creme e oli (olio di mandorla, olio di argan). Non utilizzare profumi e talco, che causano secchezza della pelle, nonché pomate, creme e lozioni oleose, che possono facilitare la macerazione cutanea.
Un buon programma assistenziale può sicuramente aiutare sia nelle prevenzione sia nel miglioramento della sindrome da immobilizzazione. È fondamentale agire sulla motivazione della persona, sulla sua forza di volontà e attivare un programma di attività condiviso.
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